L'ERBA, Musica, supplemento alla Repubblica, 12 luglio 1995

« Older   Newer »
  Share  
pallidestragi
view post Posted on 7/5/2010, 16:01




«Vigilo attentamente su questo mio cuore», dice il verso cruciale di Close Watch, malinconica ballata di John Cale reinterpretata per l'epilogo del disco. Fausto Rossi il proprio cuore lo apre invece senza reticenza alcuna, rendendo evidenti i sentimenti che ne regolano il battito. Anche a costo di esporsi in modo imbarazzante; chi non ha timore di farlo è sulla via della saggezza, direbbe un maestro zen. Di slancio mistico e derive visionarie è pieno L'erba secondo album che l'artista di origine friulana firma con le proprie generalità anagrafiche, anziché con lo pseudonimo dietro il quale si celava fino a qualche tempo fa. Ricordate Faust'o? Fu il più plausibile interprete italiano delle intonazioni decadenti conferite al rock da Ziggy e Lou, quando esordì una quindicina di anni or sono. Gli fecero fare la figura dell'incompreso". Alcuni bei dischi - Suicidio, Poco zucchero, J'accuse... amore mio - trascurati dal pubblico, premessa della successiva eclisse. Fausto Rossi torna d'attualità ora che il rock nazionale ridiventa ambizioso e problematico: in quel modo va interpretata la sua recente complicità con i bolognesi Massimo Volume. Nel descrivere l'alterna dialettica fra desideri d'astrazione individuale - la religione, il sesso, le droghe (leggere), e sistemi di coazione collettiva - la Tv, il fascismo, la Chiesa - L'erba offre scorci poetici di struggente bellezza; Solo un respiro, Perché il mio amore, Troppe canzoni. A tratti può apparire un'opera involuta, ma tale è soltanto per eccesso di schiettezza.

Alberto Campo
 
Top
0 replies since 7/5/2010, 16:01   122 views
  Share