CAMBIANO LE COSE: IL RITORNO DEL POETA ELETTRICO, Strumenti Musicali N.142, 1992

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pallidestragi
view post Posted on 7/5/2010, 15:52




Dopo lunga assenza discografica, il ritorno di fausto rossi (già titolare di sei album come Faust'o) è significativo: sottolinea ancora una volta in profondità la ricerca di un punto di contatto tra la musica elettronica degli ultimi venti anni e la canzone. La tecnologia (intesa globalmente) è lo strumento che accompagna la voce.

S.M.: Tra t'ultimo tuo disco e questo nuovo Cambiano le cose sono trascorsi quasi sette anni: che suoni hanno riempito questo lungo periodo?
FAUSTO ROSSI: L'impegno è stato la ricerca di nuove forme e nuovi contenuti: da sempre ho concentrato l'attenzione sugli strumenti elettronici, sulla musica elettronica.
A un certo punto però mi sono accorto che c'era qualcosa che non funzionava, che non potevo controllare o che non controllavo al meglio;dai miei dischi traspariva una ricerca timbrica, senza nessun tipo di coscienza, perché non avevo una conoscenza adeguata dei mezzo, anche perché i mezzi a livello commerciale erano all'epoca piuttosto limitati. Ho cominciato a leggere, in particolare due-tre libri mi hanno fatto sentire abbastanza imbecille, "Punti di riferimento" e "Note di apprendistato" di Pierre Boulez. Da lì è partita la ricerca, iniziata con uno studio sull'etnomusicologio. Questo periodo è stato lungo per il sempice motivo che ci vuole tempo per approfondire e studiare certe cose. Riprendere a fare canzoni non era una cosa semplice: non credevo più in questa forma, nell'ambiente, in tanti meccanismi. Già in Love Story (1985) cercavo di riassumere tutto il lavoro svolto, per chiudere un ciclo. La ricerca è stata soprattutto a livello timbrico, e inevitabilmente anche nella forma, perché il timbro in qualche modo lo devi pur organizzare.

S.M.: In un progetto come questo la scelta dei suoni forse ancor di più che in altri prodotti che si adeguano facilmente alla tradizione, diventa molto importante: non solo un fatto puramente formale, ma piuttosto un determinante valore estetico.
FAUSTO ROSSI: L'obiettivo è ottenere suoni sempre più fedeli, sempre più puliti; alla fine si utilizzano suoni concreti che aderiscono alla realtà.
S.M.: Ci pare dall'ascolto del tuo disco che vi sia molta sintesi FM. Quali motivazioni ti hanno portato a fare questa scelta?
FAUSTO ROSSI: In questi anni il lavoro sulla modulazione di frequenza è stato fondamentale: l'ho un po' forzata perché la serie Yamaha (dalla prima DX fino agli ultimi TG) è l'unica che permette un profondo lavoro sul timbro. Ho usato la sintesi FM, lavorando con programmi come Softsynth e Turbosynth; per certi suoni ho lavorato in sintesi additivo, per altri con il campionatore. Comunque a me serviva poter controllare il suono in maniera complessa, sofisticata.
S.M.: Quali tastiere ed expander hai utilizzato per questo lavoro?
FAUSTO ROSSI: Nelle note di copertina non li ho nemmeno indicati, perché sono poco importanti: il lavoro è incentrato sul computer e sul software. In ogni caso gli expander sono due Yamaha TG77, due TX802, più due Akai S900, sui quali ho utilizzato un Lexicon PCM70, due LXP5, uno Yamaha REV7. Ogni pezzo è formato da piccoli loop che si ripetono in tempi diversi, sfasandosi continuamente. Questo naturalmente è un lavoro sulla scrittura, sulla composizione. Una volta tracciate due-tre note, brevi melodie, la tastiera non è più stata usata. Ho messo insieme tanti piccoli frammenti melodici, inseriti in vari punti in ogni pezzo, anche se alcuni brani sono costruiti con dei rumori piuttosto che con sequenze di suoni ad altezza definita.
S.M.: Supponiamo che questo procedimento ti avrà permesso di realizzare gran parte del prodotto in tutta tranquillità in uno studio casalingo, per poi magari scaricare tutto quello che avevi memorizzato in uno studio professionale, 24 piste.
FAUSTO ROSSI: No, no! Ho fatto tutto decisamente in casa, per una scelta ben precisa. I riferimenti che indico nel mio lavoro non sono affatto casuali: parlo di Beatles perché in loro c'è sempre stato un certo gusto per la ricerca, in funzione della forma canzone, mentre i Velvet Underground (mi riferisco ai loro primi due-tre dischi) avevano il gusto per i suoni sporchi, per una certa spontaneità. Credo che il mio disco possa collegarsi in qualche maniera a questo modo di lavorare.
S.M: Al di là delle influenze dichiarate, ascoltando il tuo disco viene in mente certa musica inglese fine anni Settanta-primi Ottanta, Brian Eno, Robert Fripp, per citare soltanto i punti di contatto più chiari. Poi, evidentemente, c'è la scuola ripetitiva americana, che ha fatto spesso buon uso delle stesse idee. Nei tuoi loop elettronici si sente l'eco dei loop magnetici usati per esempio da Brian Eno in Discreet Music. È solo un caso oppure ci sono veri punti di contatto con quel lavoro?
FAUSTO ROSSI: Sì, nella ricerca di nuove forme di scrittura. I riferimenti a Beatles e a Velvet Underground ci sono perché mi voglio riagganciare a un ambito pop, però gli stimoli sono partiti da materiale completamente diverso... forse nemmeno da Eno: a metà degli anni Settanta, Brian Eno è servito come stimolo, per cercare qualcosa di diverso, però alla fine un certo tipo di scrittura deriva dall'ascolto di musicisti come S.Reich, J.Adams, J.Cage, G.Ligetì, I.Xenakis.
S.M.: Con questo genere di struttura musicale a disposizione, come sei passato alla realizzazione del testo? In quale fase del lavoro hai cominciato a pensare alle parole che avrebbero dovuto accompagnare i suoni?
FAUSTO ROSSI: Testi e melodie nascono in momenti diversi, non necessariamente prima o dopo. Nascono separatamente, poi vengono montati insieme. Per quanto riguarda la parte cantata, sono frasi metodiche che si ripetono, più o meno regolarmente. In questo caso ho semplificato molto, perché l'attenzione era sulla parte musicale. Non sono mai riuscito a scrivere testi lunghi: alla fine m'accorgevo che mi ripetevo, per cui ho pensato bene ai scriverli corti, puntando alla sintesi, anche se so che nel prossimo disco saranno più lunghi, perché altrimenti difficilmente sono canzoni. Questo lavoro è più un vocabolario del mio linguaggio, al quale attingerò, usando tutto quello che riterrò opportuno.
S.M.: In registrazione hai mai usato il nastro magnetico?
FAUSTO ROSSI: Non ho mai usato il nastro, tranne che per la realizzazione del master (su DAT), sfruttando il MIDI e una parte di audio digitale su Sound Tools. Più che come strumento di post-produzione, Sound Tools l'ho usato come un vero e proprio registratore, inserendogli eventi in certi punti. Una traccia di Sound Tools l'ho usata per la voce, l'altra per quegli eventi che erano troppo lunghi per essere inseriti nel campionatore. Ho usato veramente tutto quel che si poteva utilizzare in una situazione così concepita: anche sulla traccia della voce, dove non canto sono inseriti suoni diversi, elaborati in Softsynth e Turbosynth, oppure alcuni campioni di suoni concreti. Come fonte digitale ho usato molto anche il Sony701 ES, modificato da Audio-Design, per alcuni campioni molto lunghi, nei casi in cui non avevo bisogno di sincronismi.
S.M.: I suoni campionati appartengono a library pre-esistenti, oppure sono tuoi sample personalizzati?
FAUSTO ROSSI: Sono suoni campionati da me in maniera molto semplice. A volte comprimo certi suoni, mentre li campione direttamente su Sound Tools, per trasferirli spesso su Akai S900, ma dipende dal tipo di sonorità. Questi segnali, nel momento in cui vengono processati dai Lexicon PCM70 o LXP5, sono gestiti da MAX. Per tutta la parte MIDI, alcune brevi sequenze melodiche sono state importate in M, processate da M randomizzando alcuni parametri (dinamica, in certi casi il volume), ma non tanti perché altrimenti il controllo sarebbe diventato un problema. MAX gestiva in particolare l'inviluppo di alcuni suoni, randomizzando la successione. E stato un problema gestire la sincronizzazione di tutto, perché Apple MIDI Manager e anche OMS sono abbastanza incompatibili con il software...
S.M.: Che problemi hai incontrato e come li hai risolti?
FAUSTO ROSSI: i problemi sono quelli della bomba! Alla fine anche i produttori, quando ti mandano gli aggiornamenti del programma, ti dicono "abbiamo fissato questo bug, ma non sappiamo come abbiamo fatto e non sappiamo perché"... Ho avuto inizialmente dei problemi usando OMS, perché non avevo capito bene il meccanismo: usavo Sound Tools e Sound Designer sulla porta modem gestita però dal driver Apple (MIDI Manager) e la porta printer gestita da OMS. Ho fatto un po' di fatica a mettere tutto insieme, non riuscivo a far andare il computer più di dieci minuti, succedeva un casino... perché contemporaneamente in alcuni casi cercavo Performer, MAX, Sound Tools e Upbeat! Questo con un computer Apple Macintosh llfx (8 Mb di RAM/ disco rigido da 105 Mb), quindi per ogni singolo brano non avevo problemi.
S.M.: Per lavorare tranquillamente hai dovuto aggiungere un altro hard disk esterno?
FAUSTO ROSSI: Per fare il master, per avere una playlist completamente organizzata, mi sono affidato ad Allan Goldberg utilizzando il suo hard disk da 660 Mb, per cui non c'erano problemi. Come ti dicevo, diventava difficile la gestione contemporanea di tre-quattro software. In alcuni casi ho utilizzato come supporto un Macintosh SE, come banco suoni e come sequencer. Devo anche dire che quando riduci la necessità di memoria di ogni singolo software al limite (in alcuni pezzi non avevo bisogno che Performer funzionasse per forza con 1 .200 K di memoria), alla fine con 8 Mb (che col System 7 finiscono per essere 6,5) riuscivo a farci stare tre-quattro programmi. Questo nella fase di passaggio su master. Naturalmente per elaborare il suono era inutile avere tutte le applicazioni aperte: allora assegnavo magari anche 6 Mb di memoria a Sound Tools, per poter visualizzare la finestra più a lungo.
S.M.: La voce l'hai registrata direttamente su SoundTooIs?
FAUSTO ROSSI: Sì, anche se poi ha fatto diversi giri: è passata attraverso Turbosynth, processori vari. L'ho ripresa inizialmente con un microfono AKG 535 che non è una cosa eccezionale; poi ho ricominciato a usare un Sennheiser 441 (dinamico), che avendo una banda più ristretta non mI ha creato i problemi deLL'AKG, che non ha proprio La stessa qualità di un Neumann, per cui REALTà I bassi e gLI alti andavano un po' per conto loro. Ho fatto delle riprese molto ravvicinate (3-4 cm, al massimo 8-10 cm dal microfono). In alcuni casi con Turbosynth ho provveduto ad allontanare un po' la voce, usando il modulo delay o un risuonatore. Alla fine poi l'effetto è stato quello di una voce leggermente spostata dalla base, quello che volevo. La compressione è avvenuta in un secondo tempo; con Sound Tools ho lavorato sull'equalizzazione, sulle singole frasi, comprimendole, equalizzandole quando ce n'era bisogno. Dalle due tracce di SoundTools sono poi andato direttamente sul master DAT, scaricandoci, anche tutto il resto, senza passare mai per il nastro. In alcuni pezzi ci sono problemi di rumori di fondo, dati dalla sintesi FM: questo è il limite dell'FM, un tipo di sintesi rumoroso per sua stessa natura. Non lo è il dominio digitale, ma su una macchina che ha dei convertitori per forza di cose è rumorosa, proprio perché le modulanti sono a frequenza altissima e anche se poi non le senti il rumore c'è.
S.M.: Che tipo d'esecuzione live hai pensato per il materiale del nuovo album?
FAUSTO ROSSI: Ci sto pensando. Da qui alla pratica ci sono dei problemi: non so neanche se farò qualcosa dal vivo. Per il prossimo lavoro invece sì, vorrei riuscirci. Naturalmente puoi immaginare che ci sarà una ricerca per quanto riguarda l'esecuzione di questi brani.
S.M.: In scena ci sarai solo tu e le macchine, oppure sarai accompagnato da diversi musicisti, da una vera band?
FAUSTO ROSSI: Io pensavo di riprendere tutto il materiale, organizzarlo, rimetterlo in tavola dal vivo e controllarlo. Potrebbero esserci uno/due musicisti che si occupano di controllare tempo reale gli stessi eventi che ci sono su disco insieme a me che devo occuparmi di cantare e di controllare tutta una serie di parametri del suono. Per fare questo pensavo a dei controller. In Particolare ne è uscito uno della Buchla, abbastanza interessante: in pratica è un braccio luminoso, un raggio laser; ti poni tra la fonte e l'obbiettivo di questo raggio e secondo come ti muovi, controlli il suono. Naturalmente non hai un controllo fine...! Vorrei lavorare in questa direzione, ma i particolari definitivi ancora non posso indicarli.
S.M.: Per il prossimo disco pensi di continuare la tua ricerca sulla sintesi FM?
FAUSTO ROSSI: No, non credo che l'FM farà parte del mio prossimo lavoro in misura così massiccia; intanto perchè ormai comincio ad avere dei problemi con il TG77, una macchina rumoresa un po' strana... promette molto, ma la gestione e un pò farraginosa. Un editor vero poi ancora non è uscito: c'è quello della Sound Quest ma non funziona; quello della Opcode dovrebbe uscire a momenti. Con MAX mi sono costruito un piccolo editor, gestendo i parametri che m'interessano di più. A livello di scrittura non ho ancora le idee chiare, invece sull'organizzazione delle macchine sì. Per il futuro vorrei adottare questo sistema: inserire tutto nel computer (o in due computer), al massimo con l'aiuto di campionatori esterni, se no lavorando con Sample Cell, che mi sembra un ottimo strumento. Oppure avere una parte dedicata esterna, per esempio un quattro tracce digitali, oppure Pro Tools. L'FM non c'è dubbio che l'userò ancora a livello digitale: all'interno di Softsynth ci sono 32 operatori che puoi utilizzare, con la garanzia di certe sonorità. Lavorerò ancora in sintesi additiva, coi campionatori, ecc.
S.M.: Quanto hanno influito le macchine sulla concezione della musica?
FAUSTO ROSSI: Molto. Dato che credo che la mia strada sia un lavoro a fianco della tecnologia, devo conoscere tutto quello che è disponibile, per approfondirlo.
S.M.: E se per assurdo ti negassero l'uso di strumenti elettronici, o andasse via l'energia elettrica?
FAUSTO ROSSI: Non ho problemi. Questo è quel che m'interessa fare, ma io credo che al di là dello strumento che usi, in un musicista dev'essere presente una certa capacità di progettazione. Una .delle idee è di riprendere questi miei lavori con una chitarra acustica, accompagnato da un po' di sonorità elettroniche. Mi puoi anche stoccare la spina... tanto vado avanti lo stesso!


Stefano Bonagura

Edited by pallidestragi - 7/5/2010, 20:33
 
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